giovedì 22 novembre 2012

I nemici dell'architetto _ 2

 

Il carpentiere naïf

 

Sì, lo so...
A molte delle donnine dietro lo schermo la parola carpentiere evoca pensieri libidinosi di energumeni strizzati in una tuta sdrucita dalla quale emergono muscoli sovrabbondanti.
Ma è un mito che, ahimè, si sfata presto. Direi sin dalla prima volta che si mette piede in cantiere. Di solito hanno una barbetta caprina, statura e fisico regolare se non sotto la media, a volte anche spessi occhiali da secchione... a meno che non si abbia a che fare con l'eccezione che conferma la regola, con l'impresa dei sogni degli architetti con l'apostrofo.

A scanso di ulteriori equivoci devo dire che trovo comunque la categoria molto affascinante e non fisicamente. I bravi carpentieri sono delle menti agili, hanno cervelli veloci capaci di leggere gli esecutivi meglio di chiunque altro, hanno mani callose che sanno fare il loro mestiere, mani che lavorano la struttura come se fosse una donna da amare.
Avete mai provato a stringere la mano di un carpentiere? E' roba seria. Sembra che ti porga un blocco di pietra, e se anche stringi non senti niente, non una piega della pelle, non uno scricchiolio, non una deformazione. Niente.

Ma torniamo a noi, perché tra queste menti eccelse, tra queste creature mitologiche metà uomo e metà statua, si nasconde il nemico: il carpentiere naïf. Quello che lavora nel disordine, quello impreciso, forfettario, distratto. Quello che le misure le prende con approssimazione, le armature le valuta ad occhio, i disegni li seppellisce sotto chili di tondini da sedici.
Quello che "esecutivi?!? pfui! basta non essere avari di ferro!"

E' la fine. L'architetto è costretto ad un lavoro improbo.
Non bisogna lasciare il nemico solo per più di un'ora, altrimenti ci si ritrova, con molto malumore in giro, a dover rifare tanto lavoro, nella migliore delle ipotesi.
Seguire il cantiere diventa un gioco di forza: non si può abbassare la guardia. Mai. Nemmeno per un istante.

Vi state chiedendo il perché delle mie occhiaie?
Ah, beh, mi sveglio presto per andare in cantiere.
Ho un carpentiere naïf. Lo batto sul tempo.

venerdì 2 novembre 2012

gae

Ieri se ne è andata.

Se oggi sono qui, con le scarpe rovinate dal cantiere e l'elmetto sempre pronto nel bagagliaio della macchina è anche per merito suo.



Perché ha saputo essere un'architetto con l'apostrofo.
Perché ci ha creduto, ed è stata una grande.
Perché, a chi le faceva notare che l'architettura è un mestiere per uomini, rispondeva "Lo so, ma io ho sempre fatto finta di nulla".

Ciao Gae.

martedì 11 settembre 2012

Non chiamatemi architettA

Perchè, se l'architetto è femmina, il maschio non resiste.
Ci gira intorno, fa finta di niente, studia l'avversario e poi, inevitabilmente, fa il provolone.

Perchè una donna che parla di cose maschie vi smuove qualcosa a metà tra lo stomaco e il bassoventre.
Soprattutto se, mentre parla di cose maschie, ha il cazzutissimo coraggio di guardarvi negli occhi.

Margarete Schütte-Lihotzky
Lei è un tipino niente male.
Leggete qui
La prima provola è il cliente.
Quello che, di primo acchitto, resta basito. Quello che: "ma dici davvero? quella lì? sarà capace?".
Quello che poi è cavaliere fino in fondo. Questione di precedenze, di "prima lei", di modi gentili ed affettati.
Quello che ti toglie la rullina di mano, ma solo perchè i maschi hanno sempre un po' paura di una donna che ci ha l'occhio con le misure.
Quello che un po' si pavoneggia perchè ci ha la femmina in giro per il cantiere.
Quello che, sulle scelte d'arredo dell'architettA (orrore!) no, non si discute, e non lascia spazio nemmeno alla moglie.

Quello che, però "va bene tutto, ma tecnologicamente ne so sempre di più io".

Perchè l'uomo, in quanto uomo, ci ha la scienza infusa.
Così, come dono di natura. 
Muscoli, calvizie precoce, baffo, pisello e scienza edile infusa.
Perchè l'uomo, anche se di mestiere fa il medico, l'avvocato, il commesso o il postino, l'uomo dicevo, in quanto uomo, una casa sa come farla. Fa parte del suo istinto maschio, del suo retaggio preistorico, della sua missione naturale.

Perchè l'uomo... l'uomo è bello quando si ricrede, quando l'architetto perde i connotati che le derivano dal sesso e diventa un tecnico, e dice cose sacrosante, e il cantiere diventa il posto più bello di questo mondo.
Con la scia di Chanel.


lunedì 3 settembre 2012

Le cose da non dire mai ad un architetto _ 5


"Dove metto la televisione?"


Ok, va bene. Questa è anche molto personale.

Perché se a me chiedete dove mettere la vostra libreria piena zeppa di libri, mih, mi sdilinquisco.

Ma la televisione no. Quella no. Proprio no.
Non accetto il fatto che questa specie di scatola parlante condizioni  le vostre case ed i miei progetti.


Non sopporto quel senso di smarrimento che vi prende quando, a prima occhiata, non trovate la parete giusta per lei, il terzo incomodo nelle camere da letto, principessa indiscussa del living attorno alla quale si sistemeranno divani, poltrone, tavolini, finestre e persino bambini imbambolati come soprammobili.

Imparate ad amare le vostre case prima delle vostre televisioni.
E, come misura preventiva, innamoratevi di chi con il dito vi indica la luna, e non la parete della tv… 

mercoledì 8 agosto 2012

L'architettura è femmina: Alessandra e l'arte dei dettagli

Finalmente è arrivato il suo momento. Lei è Alessandra e vive in provincia di Como. Ama tutto ciò che sa di poesia: l’Arte, la Natura, gli Animali, i sorrisi dei bambini, le foto vintage e la torta di mele. Adora il rosso e poi a seguire l’arancione, il color lavanda, il tortora...
Ha un blog che ha appena compiuto un anno di vita e che è un contenitore per il suo lavoro e per il suo mondo.
Ha risposto alle nostre domande in un'afosa giornata di questa torrida estate, e fosse solo per questo è già la nostra beniamina.

Di cosa ti occupi lavorativamente parlando?
Mi sono occupata per molto tempo soprattutto di Interior Design e da poco la svolta: aprire uno studio tutto mio e poter ampliare il campo d'azione!
Qual è la tua giornata tipo?
Mi sveglio molto presto tra le 5 e le 6.30, la mia sveglia si chiama Kiko (il mio gatto) e così  inizia la mia giornata! La prima cosa che faccio dopo aver pensato a lui, è la colazione d’estate sul balcone adoro il silenzio l’aria frizzantina e il canto degli uccellini) poi accendo il pc, verso le 8.30/9.00 iniziano le telefonate, visite in cantiere … Non c’è un giorno uguale all’altro, ultimamente vedo soprattutto bagni e zona giorno da rifare ex-novo. Nel pomeriggio solitamente più tranquillo riesco a dedicarmi alle idee, progetti e disegni! So quando inizia la giornata ma non sempre so quando finisce: i committenti per loro comodità preferiscono venire a parlare dalle 18.00 in poi e a volte anche dopocena!
Perché hai studiato architettura?  
Fin da piccola disegnavo in particolare case con giardino, giocavo in cortile con i miei amici e con gli scatoloni creavo un mini villaggio o fingevo fosse il piano di un condominio e ognuno aveva la sua casetta. Mi piaceva l’idea di lasciare qualcosa di visibile! Mio padre mi indirizzò verso il liceo dicendomi: perché la cultura non te la toglierà nessuno e ti servirà sempre, poi potrai fare quello che vuoi. Decisi di frequentare il Liceo Artistico (più affine alle mie ambizioni), l’idea di diventare architetto maturò subito! (del resto sono cresciuta nella convinzione che mio nonno materno, capo cantiere, aveva costruito la Torre di Pisa, ahahah). Mi piaceva pensare di lasciare qualcosa di mio che fosse visibile agli altri e soprattutto utile, soddisfare il bisogno di una casa che fosse anche un nido in cui rifugiarsi ma anche un luogo dove accogliere … terminato il Liceo però decisi per un piccolo cambiamento di rotta e mi iscrissi ad un corso triennale per Interior Designer. Frequentando questo corso mi accorsi che per quanto mi piacesse mancava qualcosa, così al termine dei tre anni con il mio diplomino cercai lavoro trovandolo subito in un negozio d’arredo e nel frattempo decisi di iscrivermi alla Facoltà di Architettura! Tornai al mio vecchio amore!  
MAR maritime youth house
Alessandra ha scelto questa immagine perché rappresenta "un'architettura dove ogni parte è fruibile [...] dove le parti assumono valore nell'intero e viceversa. Dove l'interno si ricongiunge all'esterno in un movimento fluido"

mercoledì 25 luglio 2012

God save the queen

Ma è lei la base di tutto, la regina madre della rappresentazione archittettonica, la first lady del disegno tecnico: è la pianta.

E no, non stiamo parlando di organismi vegetali. Questa pianta non si annaffia, non si annusa e, di solito, non si mette sul balcone o sul pianerottolo.
La signorina in questione, piuttosto, è la capricciosa protagonista dei disegni dell'architetto.

Spesso ricca di particolari, è l'elemento base del progetto architettonico, racchiude in sé miriadi di informazioni, ha diversi livelli di lettura e di definizione.
E, diciamocelo, è il nemico principale del neofita.

Se siete tra quelli che le piante non le capiscono, questo non è il momento di arrossire. Fate un bel respiro, liberate la mente dai cattivi pensieri e state ad ascoltare.
Immaginate di togliere il tetto alla vostra casa. E di volarci sopra. E di guardarla da molto in alto.
Sì, sì, come Peter Pan, come Spiderman, come un cocainomane.
Quello che vedete adesso non è solo il risultato dei funghi allucinogeni che vi hanno propinato, ma qualcosa di molto simile all'elaborato che l'architetto vi presenterà.

fonte: http://www.nahb.org/generic.aspx?sectionID=935&genericContentID=179286

E se sapere questo non vi aiuta nella comprensione, ecco qualche consiglio veloce veloce:
  1. Chiedete al vostro tecnico una pianta arredata. Vedere la disposizione degli elementi d'arredo vi aiuterà a comprendere lo spazio e la divisione degli ambienti.
  2. Chiedete anche una pianta quotata (ossia con l'indicazione delle misure). Con calma potrete rendervi conto delle dimensioni dei vari ambienti e confrontarle con gli spazi che vivete già per comprenderne l'effettiva capienza e la rispondenza alle vostre esigenze.
  3. Allenate la vostra percezione della misura. Misurate il mondo che vi circonda e allenate il vostro occhio a riconoscere le misure senza bisogno di altri strumenti. Alla vista degli elaborati la sensazione è sempre che la casa sia troppo piccola, ma una mente ben allenata alle misure saprà riconoscere gli spazi.
  4. Se nonostante tutto non avete ancora ben capito quale sarà la divisione interna degli spazi della vostra casa, chiedete che venga segnata direttamente sul posto. L'architetto farà un sopralluogo e "disegnerà" gli spazi o le sagome direttamente in cantiere con l'ausilio di semplici strumenti. Potrete così avere un'idea abbastanza chiara ed immediata, camminare dentro lo spazio e non perdere troppo tempo ad immaginarvelo.
  5. Se dopo tutto questo non avete ancora un'idea chiara, beh, mi sa che siete una maledetta bionda. Per questo non c'è rimedio.

p.s. Non me ne abbiano le bionde, alle quali pure io sono appartenuta nei primi anni della mia vita (solo che poi mi sono redenta, altrimenti col cavolo che diventavo un architetto!). Questo è un blog pieno di luoghi comuni e chi s'offende è perduto.



venerdì 13 luglio 2012

Personal hero


Spiegare lo spazio è cosa difficile. 
E' una pratica che si affina col tempo e con l'esperienza, ma bisogna avere pure una certa attitudine, essere visionari inside.

Per l'architetto, spiegare lo spazio che ha pensato per voi è l'impresa più difficile: deve essere chiaro, sintetico ma non troppo, interessante e coinvolgente. 
Deve farsi comprendere, deve uscire allo scoperto, deve smettere di essere un mistero. 

Per l'architetto, spiegare il proprio progetto è come spogliarsi prima di... sì insomma ci siamo capiti.
C'è chi lo fa ostentando ogni singolo passaggio, chi lo fa con metodica precisione, chi piega i pantaloni e chi fa volare i calzini... 
Insomma spiegare il progetto è la messa a nudo di sè stessi dopo estenuanti giorni di corteggiamenti, in cui l'architetto pensa al cliente, lo studia, lo"impara", proprio come quando ci si prova di brutto col vicino di casa.

 Spiegare il progetto è complesso, sì, ma capirlo è a volte ancora più difficile.
Fortunatamente, ormai, l'architettura ha diversi sistemi a sua disposizione, e l'esposizione di un progetto si avvale di miriadi di strumenti che ne aiutano la percezione.
Modelli tridimensionali, simulazioni fotorealistiche, rendering, video sono di grandissimo aiuto per l'esposizione di un progetto, ma le basi del disegno architettonico restano sempre le stesse: piante, prospetti e sezioni. 
Gli elaborati grafici essenziali.
Le fondamenta del disegno geometrico. 
La trinità della rappresentazione.


fonte: http://pinterest.com/pin/165929567490426270/

Qualcuno ha paura di questi elaborati come del lupo mannaro.
Qualcuno, semplicemente, non li comprende.
Immagino abbia a che fare con la dominanza di certi emisferi cerebrali se qualcuno riesce a capire i disegni architettonici e qualcuno, invece, completamente no.

Vedo clienti con gli occhi strabuzzati che cercano di capire i disegni e non ci riescono.
E con nonchalance si attaccano alle parole (sempre sante, per carità) dell'architetto.

Dire all'architetto che non si sono capiti i disegni può essere imbarazzante come parlare al proprio medico dei problemi di stipsi, lo capisco.
Parlarne è un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo. E quel qualcuno siete voi.
Non abbiate timore.
Abbiate il coraggio di dire cosa non avete capito: non siete sotto esami e soprattutto non siete tenuti a sapere come si legge una pianta.
Fatevi spiegare tutto ciò che vi sfugge. Chiedete che vi si dedichi tutto il tempo di cui avete bisogno, esigete calma e dedizione.
Fatevi coccolare dal vostro architetto, insomma.


Lui ha quell'aria svampita e distaccata, ma vi assicuro che, in fondo, non vede l'ora di diventare il vostro personal hero... 
Dategliene la possibilità!


martedì 10 luglio 2012

La domanda nasce spontanea: a che mi serve un architetto?

La risposta, però, non è così scontata e, come al solito, dipende dalla prospettiva.
Se non vi sono bastati i post precedenti a farvi capire che nella vita un architetto vi serve come vi serve il parrucchiere di fiducia, il medico di famiglia e l'idraulico, allora dobbiamo passare alle maniere forti. E qui mi serve molta concentrazione!

Partiamo da un presupposto: la legge assegna all'architetto (come ad altri tecnici, ciascuno per le proprie competenze: geometra, ingegnere, agronomo) delle mansioni più o meno specifiche e non delegabili. Cosa intendo dire con "non delegabili"? Consentitemi una digressione (perché quando scrivo e quando guido prediligo i percorsi tortuosi, abbiate pazienza...): il commercialista che cura la vostra contabilità e vi prepara la dichiarazione dei redditi, è da voi delegato, ma i modelli li firmate voi; all'avvocato che vi difende conferite un'apposita procura, in forza della quale agisce per conto vostro. L'architetto no! Voi lo incaricate, ma è lui a firmare gli elaborati tecnici. L'architetto si assume la piena responsabilità di ogni singola linea (continua o tratteggiata, dritta o curva, lunga o corta) e di ogni singola parola usata. In poche parole, non se ne può fare a meno. Anche se siete bravissimi a disegnare e quando tracciate una linea retta sembra che in mano abbiate un righello. Anche se avete la collezione completa di Casa Carina. Anche se il vostro migliore amico ha un'impresa edile coi fiocchi e si vanta sempre con voi di avere appreso un sacco di trucchi e soluzioni da ogni singolo architetto (ma va!?) con cui ha lavorato.

Quindi, che vi piaccia o no, qualunque sia l'intervento edilizio che intendiate compiere (che non sia la semplice ripittura delle pareti, la sostiuzione del pavimento o delle porte interne, la sistemazione dell'aiuoletta del vostro giardino) vi serve una qualche forma di autorizzazione che solo incaricando un architetto (o un'architetto) potrete avere (vabbè, in alcuni casi basta un geometra o un ingegnere, ma non abusatene però...)!

www.deluxeblog.it

Sì, anche per costruire quella bella cuccia per il vostro Fido serve un'autorizzazione! Però per quella basta un ingegnere (ma non ditegli che vi ho mandati io...).

lunedì 9 luglio 2012

L'ikea è una bestemmia

Poi capita che gli architetti facciano due ore di macchina sotto il sole cocente di luglio ascoltando Jannacci (ah beh, sì beh).
Capita che vaghino minuti lunghi ore nel parcheggio infinito alla ricerca di un posto all'ombra che non si libererà mai.
Capita, insomma, che gli architetti varchino, finalmente, le soglie dell'IKEA.

Badate bene, come per le riviste, tutto questo fa parte del piano "conosciamo il nemico".
Perché l'ikea è una soluzione per ogni problema.
Perché l'ikea è idee geniali alla portata di tutti.
Perché l'ikea è: 'sti stronzi hanno un concetto di spazio che wow!
Perché l'ikea è l'architettura faidate.
Perchè l'ikea è una bestemmia, insomma.




Siamo assillati dallo spazio, aberrati dall'idea di averne sempre poco, soffocati dall'immane quantità di oggetti che possediamo.
Ma l'architetto è al di sopra dello spazio.
Etereo e fluttuante, immagina spazi minimali ed essenziali, in barba a cassetti, scatole, scatoline, divisori e barriere.

L'architetto affranca il cliente dall'attaccamento allo spazio, libera dalla schiavitù dei metri quadri, organizza la casa in modo molto più efficiente del signor Ikea, ma al contempo chic come l'amico gay che tutti hanno, quello che "come le abbina le cravatte lui"...

L'architetto è il padrone assoluto dello spazio...

... ma scappa una domenica mattina di luglio a riempirsi la macchina di scatole, scatoline, divisori e barriere made in sweden e mangiare polpette e marmellata come i comuni mortali.

Architetti, strana gente.

lunedì 2 luglio 2012

L'architettura è femmina: Patrizia e l'intelligenza emotiva

Il nostro primo architetto con l'apostrofo si chiama Patrizia, è nata in Veneto ma è cresciuta a Roma. E' sposata con un assistente di volo che è spesso in viaggio ed ha un bambino di cinque anni e mezzo.
Ha un delizioso blog che riempie di foto suggestive e racconti di vita e d'architettura.
Ha risposto alle nostre domande con velocità ed efficienza, da brava architetto!
Personalmente, sono molto felice del fatto che la prima sia lei...

Eccola, tutta per voi.

Di cosa ti occupi lavorativamente parlando?
Come architetto, ho avuto l’opportunità di lavorare sempre in grossi studi, incominciando a fare la gavetta quando ero ancora una studentessa ventenne. Mi sono occupata sempre di progettazione di grandi edifici come alberghi, stazioni ferroviarie, cinema multisala, centri commerciali e cose simili, con una particolare predilezione per la progettazione esecutiva (ho fatto un master proprio su questo), per il cantiere e per il project management.

Quello che fai adesso rispecchia le tue aspettative? 
Dopo essere arrivata a dirigere la sede romana di uno studio milanese, mi sono dedicata all’attività di consulenza. Settore un po’ balordo, almeno qui a Roma. Purtroppo qui la consulenza è sinonimo di pubbliche relazioni, basate più sulla parlantina che sul curriculum. Ed io ho un curriculum di venti pagine, ma sono di poche parole! Quindi, no, ciò che faccio ora non rispecchia assolutamente le mie aspettative, ma nemmeno lontanamente. Vedo architetti fanfaroni che lavorano e fanno male il loro lavoro, rovinando la reputazione dell’intera categoria, mentre professionisti seri faticano a tirare avanti.
Ma tant’è! 

Los Angeles, Getty Center, progetto di Richard Meier. 
Patrizia ha scelto questa foto per rappresentarla.
"Un’opera visitata qualche settimana fa del mio architetto preferito. 
Grazie al quale la mia passione per l’architettura è cresciuta e si è evoluta"

L'architettura è femmina

All'insegna di quanto detto in uno dei precedenti post, nasce oggi una nuova porzione di blog.
Mi auguro possa diventare bella, gustosa e accattivante con la migliore fetta della torta, quella con tanto di ciliegina e colata di cioccolato fuso.

Sarà uno spazio dedicato interamente agli architetti con l'apostrofo, alle donne architetto, insomma. 
Ascolteremo le voci di donne architetto nel tentativo di capire come vanno veramente le cose fuori dalle università e dentro i cantieri. 
Perché, per l'appunto, l'architettura è femmina.
Non è donna, badate bene... è femmina!!!



Se siete donne architetto e volete fare parte anche voi di questo progetto, scrivetemi utilizzando il form Chiedi all'architetto, sarò felice di ospitarvi in questo piccolo grande spazio.

giovedì 28 giugno 2012

Attenti al branco: gli architetti associati

Avete letto e riletto i precedenti post, avete la moleskine rossa (che diciamolo, è più figa di quella nera) piena di appunti, schemi mentali e liste delle cose da chiedere. Vi siete tatuati nel palmo della mano le cose da non dire mai ad un architetto... e adesso vi sentite pronti e con la giusta energia per affrontare l'architetto che avete meticolosamente scelto...
Calma!
Forse c'è qualcosa che dovete ancora sapere... Scusate la reticenza nel parlarne, ma si tratta di argomento scottante...
Ebbene, gli architetti, capita che a volte, sai si associano!
Avete capito bene, gli esseri più vanesi, egocentrici e spocchiosi dell'universo, possono anche decidere di riunirsi e lavorare insieme...
Lavoro d'équipe lo chiamano... 
Adesso penserete che quasi quasi è meglio, che avrete a disposizione un'intera squadra di tecnici al prezzo di uno! Così troverete quello specializzato nella distribuzione funzionale degli ambienti, l'altro che sceglierà i colori e calibrerà alla perfezione l'uso delle luci, e quell'altro, mago del computer, che produrrà delle spettacolari immagini fotorealistiche che immaginate già di incorniciare o attaccare all'album di famiglia...
Beh, non sempre è così.

fonte: nonciclopedia.wikia.com 

Potreste finire tra le grinfie di un branco famelico in cui ogni singolo membro non aspetta altro che addentare la vostra attenzione per proporvi una soluzione migliore di quella che vi ha appena mostrato il suo collega. Se tutto va bene ne uscirete vivi, con tre o quattro soluzioni diverse ma mediocri e tanta confusione in testa...
E quindi?
Meglio fuggire davanti alla scritta "associati"?
E allora che ci sto a fare qui io? Una piccola dritta ve la sussurro nell'orecchio!
Come al solito, meglio mettere subito in chiaro le cose, stavolta col vostro gruppo di architetti! Chiedete sin da subito chi assumerà formalmente l'incarico, chi sarà il vostro referente (chiederete di interloquire sempre con lui) e quale sarà il ruolo di ognuno nel condurre il vostro progetto. Se vi mostrerete sicuri di voi, spiazzerete il branco e anziché ringhiare... vi faranno le fusa!

martedì 26 giugno 2012

I nemici dell'architetto _ 1

Il venditore di piastrelle


Porta scarpe a punta e un ciuffo ribelle di capelli svolazzante su un paio di occhi vispi e mai fermi
Il suo unico, vero scopo è quello di vendervi piastrelle.
Tante piastrelle.
Infinite piastrelle.
Ceramiche, grès, finto legno, vetro di murano e marmo.
Tendenzialmente ha anche cattivo gusto. Un cattivo gusto che si rivela già dal primo incontro, quando riempie la stanza di quel dopobarba pessimo ed invadente come la sua personalità.

Usa immagini di scarso livello per illustrarvi lo schema di posa delle piastrelle del vostro bagno e del pavimento del salotto. Cercando di cavalcare l'onda, trasforma le vostre case in piccoli show-room di ceramiche cercando di vendervi tutta la gamma dei suoi prodotti. Inserisce listoni, listelli, torelli, mosaici, cornici, pezzi speciali, "quattro o cinque caramelle e sette ali di farfalle" (cit.) 


fonte: http://www.flickr.com/photos/learnscope/

Nella sua mente, l'architetto è il suo migliore amico. Anzi, lo reputa un alleato, un complice, quasi un collega.
Gli dedica parole d'affetto e pacche di mani sudate sulle spalle mentre ansimante come un bambino agli esami di quinta elementare gli mostra compiaciuto le scelte del suo show-room.

Ma l'architetto vive al ritmo di "less is more".
Percepisce ogni pezzo speciale del suddetto venditore come un insulto al grande capo della tribù dei moderni
Incassa ogni ridondanza come un pugno allo stomaco ben assestato.
E nel frattempo si allontana irrimediabilmente dal ciuffo ribelle con le mani sudate.
Perché l'architetto non ha amici di cattivo gusto, ça va sans dire.





lunedì 25 giugno 2012

Le cose da non dire mai ad un architetto _ 4

"Questo bagno non mi piace. Entrando si vede troppo il water"



Signori miei, questa è il top.
Nella mia nontroppolunga vita di professionista l'avrò già sentita migliaia di volte, e chissà quante altre volte mi toccherà.


fonte: http://www.theselby.com/3_17_10_herve_pierre/

Che poi non capisco... E' vero che i water non sono il massimo delle aspirazioni estetiche delle vostre case, ma state entrando in un cesso, signori miei.
E la stragrande maggioranza delle volte che si visita questo onorevole ambiente delle vostre case è proprio perché si ha bisogno del water, della tazza, del trono, chiamatelo come volete.

Vuole nasconderlo?!? no problem!!!
Infrattiamolo alla fine di un labirinto, signora, così non lo vede nessuno!





E risentiamoci quando avrà quel bisogno irrefrenabile di trovare subito il suo odiato water!



giovedì 21 giugno 2012

La crisi di mezza età

Poi ad un certo punto arriva quel momento.
Ce lo avete tra le mani, intonso, odora di carta e d'inchiostro.
Dopo riflessioni, notti insonni, litigi matrimoniali, chiamate notturne all'architetto nemmeno fosse il medico di guardia, ce l'avete fatta. E' il vostro progetto. E' la casa dei vostri sogni. Perfetta.

Uscite tutti ringalluzziti dallo studio del vostro architetto, che nel frattempo si è trasformato nel vostro santo protettore. Lo adorate, lo osannate, e no, non lo pagate... troppo profani i soldi per quello che provate!
Uscite dallo studio, dicevamo, con in mano gli elaborati grafici, i rendering, il cd coi video ed il modello per le mani, e la prima cosa che vi viene in mente è chiamare tutti: i vostri genitori, l'amica del cuore, il datore di lavoro e persino il parrucchiere.
Organizzate cene, brunch, aperitivi col solo scopo di mostrare il progetto ai vostri cari.

fonte: http://pinterest.com/pin/74872412525289914/   

E no! Vi ho beccati! Non si fa! E' come andare a fare shopping con l'amica sfigata, quella che quando vi provate quel vestito che vi sta da Dio trova tutti i difetti pur di non farvelo comprare, che "no, ti fa un culo enoooooorme", ma la verità è che in quel momento vi invidia come una scimmia in uno zoo.

Così i suddetti cari faranno a gara a trovare i difetti alla vostra creatura, "Ma la cucina non è piccola?" e "La scala non è sproporzionata?" e "Non sarà un po' troppo grande?".
In un istante all'architetto cade l'aureola e si frantuma a terra, il vostro progetto vi sembra una brutta creatura irsuta e sproporzionata, lo odiate, vorreste rifare tutto da capo, vorreste cambiare tutto, ma proprio tutto.

E' la "crisi di mezza età del committente", quella che gli architetti temono più di tutte, quella che quando arriva non si dorme per una settimana intera per cercare di far rientrare il tutto. Ma è come quando si litiga col partner per una stupidaggine... dopo giorni di lotte, di discorsi, di pianti e di nervi, dopo ore di discorsi, aria fritta e corde vocali strappate, di solito torna la ragione e vi rendete conto che la vostra creatura è veramente perfetta per voi, forse ancora più perfetta di come la vedevate prima.

Un consiglio: lasciate fuori i parenti e conoscenti dalla vostra esperienza architettonica... perché è un po' come una storia d'amore... 'chè di consigli ne potrete avere a bizzeffe, ma saranno sempre le vostre testoline pettinate a dover decidere chi amare, e come farlo!


martedì 19 giugno 2012

Le cose da non dire mai ad un architetto _ 3

"L'ho visto su una rivista"

 

Orrore!!!
Gli architetti disprezzano le riviste! Perlomeno quelle che comprano i comuni mortali!
Non parlate ad un architetto di roba del tipo Casa Carina, Bella Casa, Arreda la tua casa.
No! Non fatelo! Il suo cuore potrebbe non reggere!

Gli architetti leggono solo riviste di settore, di quelle che hanno fatto la storia, di quelle che costano un botto.
E' che fa troppo intellettual and architectural chic entrare in un'edicola per gente comune con un'espressione del tipo ioappartengoadunaltromondo e chiedere quella rivista che non compra nessuno, quella che il giornalaio ordina esclusivamente per l'architetto del rione che ne farà bella mostra sulle mensole del suo studio.

fonte: http://crushculdesac.tumblr.com/post/6620958924


Quindi non parlate di riviste da quattro soldi, no!
L'architetto vi prenderà per mediocri, ça va sans dire!  

Ma lasciate che vi sveli un segreto: gli architetti adorano le riviste di nicchia ma, sotto sotto, apprezzano anche quelle dei comuni mortali e se le fanno recapitare a casa, con estrema discrezione!
Come voi, se le portano sul divano, a letto e a volte perfino al cesso.
Ebbene sì, gli architetti leggono le riviste da quattro soldi, ma non lo ammetteranno mai.
E se li scoprite in flagrante, non cantate vittoria... se stanno leggendo Buona Casa è per sbaragliare il nemico e prepararsi al peggio, naturellement!


sabato 16 giugno 2012

Deliri femministi

L'architettura è femmina. Una procace femmina col tacco dodici che sa di Chanel.
L'architettura è una pin-up burrosa e un po' capricciosa.
All'inizio ti mostra il meglio di sè. E' affascinante, spiritosa, misteriosa, completa.
Poi, però, quando cominci a frequentarla, diventa ad alto mantenimento, e ti richiede tempo, fatica e dedizione continui.

Ci sono donne che amano l'architettura.
E non sto parlando di arredamento, né di architettura accademica.
Sto parlando di architettura fatta e vissuta. Di progetti, cantieri e tecnologie, di chiodi e armature, di impianti e strutture.
La relazione tra una donna e l'architettura imbarazza ancora come lo fa (ahimè) un amore omosessuale.
Gli uomini non sono ancora pronti. Di una donna che fa architettura pensano che abbia degli istinti maschi.
Nella migliore delle ipotesi, che sia una sprovveduta, una povera scema che combinerà dei guai.
fonte: http://pinterest.com/pin/145311525447193659/
L'architettura è un mondo di maschi. Ma è femmina inside.

Le donne architetto sono troppo yeah.
Sanno usare il livello come il migliore carpentiere dei sobborghi, non hanno paura delle scale a pioli e le fanno con eleganza, anche se quella mattina hanno avuto voglia di mettersi una gonna.
Le donne architetto sono troppo fighe. 
La scia di Chanel in cantiere trasforma gli uomini in cani di Pavlov sbavanti ed obbedienti.

L'architettura in mano ad una donna è potere allo stato puro.




lunedì 11 giugno 2012

10 cose da chiedere all'architetto

Finalmente siete lì, comodamente seduti nel suo studio.
Lui è esattamente come ve lo aspettavate. Forse solo un po' più spettinato. Avrà avuto una giornataccia...
Adesso è il momento di chiarire un po' di cose, e di cercare di conoscersi per fare la fatidica scelta.
Ecco allora dieci cose da chiedere assolutamente all'architetto durante il vostro primo incontro. 
Schiarite la voce, è il vostro momento!

  1. Dopo aver sentito quali sono le nostre intenzioni e le necessità per il progetto che le proponiamo, crede che la possa interessare? Tastate il polso dell'entusiasmo dell'architetto. E' molto importante che anche lui abbia voglia di fare il lavoro che gli state proponendo. L'entusiasmo è una componente essenziale del lavoro di progettazione, e se c'è è facilmente individuabile. Avete visto come gli si sono illuminati gli occhi? E le mani? Sembra voler già cominciare a fare il primo schizzo!
  2. Ha già fatto dei lavori simili? Se sì, chiedetegli di mostrarveli. Gli architetti sono abbastanza vanitosi, ed amano far mostra dei loro lavori. Difficilmente vi dirà di no. E se lo farà, forse non è poi così veritiera la sua risposta. Se invece vi confessa di non aver mai fatto lavori simili, beh, non disperate. Questi esseri strani muniti di matita amano le sfide, e voi potreste essere la loro migliore esperienza!
  3. Che tipo di servizi ci offre? La progettazione prevede diverse fasi, e diverse tappe di approfondimento. Chiedete che vengano specificati i servizi che vi sta offrendo (progettazione di massima, esecutiva, design e arredamento, guida alle scelte stilistiche). Informatevi anche della possibilità di ottenere solo alcuni di questi servizi per poter scegliere in tranquillità in quali fasi debba essere presente e in quali no.
  4. Come intende impostare il lavoro? Cercate di farvi definire i tempi che servono per la progettazione, e come pianificherà le fasi della progettazione. Questo è importante anche per avere in generale un'idea dei tempi di realizzazione dell'opera che state per fare.
  5. Esistono altri membri del team che parteciperanno alla progettazione ed alla direzione dei lavori? Li posso conoscere? Gli studi di architettura sono come dei formicai, spesso pieni di laureati e neolaureati bianchicci e con le occhiaie che si occupano di tutto: dalla pulizia degli ambienti al caffè, alle fotocopie, ai progetti, ai particolari costruttivi. Spesso capita che poi il cliente abbia a che fare molto di più con le formichine operaie che con l'archi-regina. Chiedete di conoscere anche loro, e fatevi un'idea di tutto il team. 
  6. E' necessaria una consulenza strutturale? Se sì, siete in grado di occuparvene voi? Gli architetti evitano la questione strutturale come la peste. Odiano sentirsi limitati da regole matematiche ed algoritmi poco intuitivi. Ma più d'ogni altra cosa, manifestano episodi molto gravi di intolleranza agli ingegneri. Spesso, quindi, gli studi di architettura forniscono anche la consulenza strutturale avvalendosi di qualche malcapitato ingegnere rinchiuso nelle segrete dello studio che sgobba come un criceto costretto a correre sulla ruota per tutto il giorno. Affidatevi a loro, in quel caso, 'chè le collaborazioni assodate tra architetti ed ingegneri possono evitare (e di molto!) il rischio di morte per omicidio sul luogo di lavoro.
  7. E' possibile individuare un costo a metro quadro dell'opera finita? Poiché lavorano quotidianamente nel campo, gli architetti sono in grado di darvi una valutazione di massima delle spese da affrontare per il lavoro che vi accingete a fare. Questo vi aiuta a capire se il budget che vi eravate prefissati sia in qualche modo congruente.
  8. (se il lavoro consiste in interventi sull'esistente) Quanto distruttivi saranno gli interventi? Questo perché spesso non ci si rende conto che anche interventi non molto ampi possono però essere invasivi e limitare in tutto o in parte l'uso degli edifici sui cui si interviene.
  9. Ci aiuterà nella scelta della manodopera e dell'impresa? E' importante che l'architetto vi aiuti in questa scelta. Inoltre, se è disponibile, lasciate che sia lui ad occuparsi in ogni momento delle comunicazioni con l'impresa e la manodopera. Riponete in lui ogni speranza, ed usatelo come intermediario sempre! Vi aiuterà a gestire il meglio le operazioni di cantiere senza peraltro addebitarvi le spese per il Maalox.
  10. fonte: http://en.www.lensart.ru/picture-pid-354f6.htm?ps=18   

  11. Infine chiedete qual è il costo della consulenza e/o del progetto e quali sono i metodi ed i tempi per il pagamento. E ricordatevi che un onorario più basso non sempre è un risparmio, a volte semplicemente nasconde meno servizi o una presenza diversa in cantiere. State attenti e verificate per bene... la concorrenza è spesso sleale, ma la mia nonna diceva che "il cavallo buono si vede a lunga corsa".
Ed era una nonna d'architetto, mica cotica!

venerdì 8 giugno 2012

Prepararsi al primo incontro con l'architetto

Finalmente sta per arrivare il momento in cui lo incontrerete!

Su, non siate così tesi! Non è come un appuntamento al buio, anche se, come nei rapporti di coppia, il primo appuntamento è molto importante: è necessario che scatti la scintilla, altrimenti... ciccia, vi conviene cercare qualcun altro, date retta a me!
In ogni caso, come ogni appuntamento che si rispetti, dovete essere preparati.
E con questo non intendo trucco, parrucco e underwear sexy chenonsisamai. No, no, di solito gli architetti non ci provano con i clienti. Non prima di aver chiarito come i suddetti la pensano in fatto di stile, perlomeno. 

Preparatevi perché avete migliaia di cose da dire, ed altrettante da chiedere, e non sapete da dove cominciare.
Il fatto è uno: l'architetto ci ha fatto il callo, sa già cosa chiedervi e come approcciarvi, per lui è un copione collaudato, to build or not to build (sic!). 

Per voi, invece, la preparazione inizia prima, molto prima dell'appuntamento, e più complete saranno le informazioni che sarete in grado di raccogliere, più produttivo sarà questo fatidico primo incontro, al punto di essere decisivo per la vostra scelta.

Cercate di avere chiare le idee su cosa intendete fare. Interrogatevi su quali sono veramente le vostre esigenze, i vostri bisogni, i vostri desideri. Fate delle liste, fissate le priorità, definite i vostri must-have. Se siete in coppia, litigate! (sempre meglio farlo tra le mura domestiche, per quanto bisognose di ristrutturazioni, che nello studio di un professionista).
Raccogliete foto, spunti, ritagli di riviste. L'architetto, di certo, le snobberà, ma vi assicuro che le sbircerà con la coda dell'occhio per capire che tipi siete e cosa volete!
Fissate il vostro budget di spesa, e non abbiate paura, poi, di riferirlo all'architetto. E' importante sapere qual è la spesa che potete/volete affrontare per commisurare il progetto alle vostre economie.
Raccogliete tutte le informazioni che avete sulla casa che dovete ristrutturare, o sul terreno sul quale intendete costruire. Sono utili i titoli di proprietà, le vecchie pratiche, i disegni originali e tutto ciò che può aiutare a ricostruire la storia dell'immobile. Spesso questi documenti sono dispersi in fondo al cassettone della nonna, e cercarli comporta una perdita di tempo che non farà altro che rallentare le cose e raffreddare l'iniziale idillio con l'architetto. Portatevi avanti col lavoro!
Se necessario, fate una lista di tutto quello che volete chiedere, per non dimenticare niente.

Fatto tutto? Bene, siete pronti.
State per incontrare la persona con la quale passerete i prossimi 2 mesi o 2 anni della vostra vita. Quella che cercherete disperati quando non saprete se scegliere la mattonella color sabbia o quella ottanio, quella che vi consolerà di fronte all'evidenza di un tappeto scelto male, quella che, insomma, disegnerà e realizzerà la casa dei vostri sogni.
Su, pettinatevi e fatevi belli... e che la fatidica scintilla sia con voi!




giovedì 7 giugno 2012

Come scegliere un architetto

Finalmente ve ne siete resi conto. Questa cucina è troppo piccola. E nelle camere, invece, si spreca troppo spazio. E la luce, poi... sembra essere scomparsa totalmente dalla vostra casa!
Ebbene sì, è proprio l'ora di pensare ad una ristrutturazione, o forse ad un ampliamento, o forse dovreste infine decidervi a costruire la casa dei vostri sogni.

Adesso sapete esattamente cosa volete, ma vi serve un architetto! Potreste chiedere all'amica, o al vostro parrucchiere, ma prima di spendere dei soldi, forse è meglio che valutiate attentamente la scelta che state per fare.
Ecco allora qualche breve consiglio per scegliere in serenità il vostro architetto (e non pentirvene).


Innanzitutto informatevi. Chiedete in giro, anche al parrucchiere, perché no!
Cercate di scoprire chi era il progettista di quella casa che vi piaceva tanto. Sì, proprio quella all'angolo, in fondo alla strada! 
Informatevi su internet oppure chiamate la fatidica signorina Anna delle Pagine Gialle.

Quando avrete abbastanza nomi a disposizione (abbastanza, ma non troppi! rischiereste che la ricerca si trasformi in un'avventura millenaria), documentatevi a fondo sui loro lavori, e sul campo in cui operano.
Cercate di capire se le loro scelte stilistiche corrispondono al vostro gusto. Questo è veramente molto importante... come ho già detto, essere sulla stessa lunghezza d'onda facilita di molto le scelte, e vi aiuterà a non pentirvene in futuro!
Non abbiate fretta, ponderate, e infine scegliete chi contattare in base alle vostre scelte ed alle vostre aspettative.

A questo punto chiamate il fortunato e fissate un appuntamento. 
Fate un respiro di sollievo. E' già un bel passo avanti.
Adesso dovrete preparavi all'incontro. Gli architetti sono bestie temibili, ma ricordate che sarete voi a scegliere loro!

Come prepararsi a questo punto all'incontro con l'architetto? 
Datemi giusto il tempo di scrivere il prossimo post!

martedì 5 giugno 2012

Questioni di stile: il Classico

Sappiate innanzitutto una cosa: per un architetto lo stile Classico non esiste più. E' morto e sepolto da più di ventuno secoli. 
Il termine Classico, infatti, se riferito all'architettura, indica manufatti edilizi tipici dell'epoca classica, ossia, per darvi un'idea, risalenti pressappoco al IV secolo a.C. 
Evitate perciò di dire che volete una casa classica, almeno che il vostro intento non sia quello di realizzare qualcosa che si ispiri al Tempio della Concordia.

Fatta questa precisazione, va detto che il termine Classico, così come di uso comune, viene mutuato dalla terminologia utilizzata per individuare gli stili d'arredo. Anche in questo caso, però, l'uso di questo termine è un po' grossolano. Per "Classico" si intende in generale un arredamento improntato alle linee ed al gusto del passato, ma proprio per questo si rischia di fare molta confusione e di avere in mente, e poi per casa, un'accozzaglia di stili che poco dialogano tra di loro. 

 Ecco di seguito qualche consiglio perchè possiate farvi comprendere meglio dal vostro tecnico, e per evitare errori grossolani di cui pentirsi in futuro:

  • se la vostra idea è quella di avere una casa che abbia il sapore della storia costruttiva o delle tecniche tipiche del posto in cui vivete, parlate di architettura tradizionale e non di architettura classica.
  • vivete il presente... ci sono mille modi per realizzare (ed arredare) una casa secondo il vostro gusto senza fare un falso storico. Innamoratevi delle nuove tecnologie, dei nuovi materiali, di tutto quello che una volta non c'era. Vivere di passato non aiuta il progresso.
  • se in ogni caso avete deciso di arredare la vostra casa con mobili antichi, o che si ispirano ad un determinato periodo storico, parlate di arredamento d'epoca. Cercate di definire l'epoca alla quale ispirarvi e concentratevi molto su come i vari stili possano affiancarsi ed essere compatibili.
  • Al di là del gusto personale (io non amo il genere, ad esempio), riflettete molto sulla scelta che state per fare. Gli ambienti attuali hanno caratteristiche dimensionali completamente diverse da quelli di una volta. Dei mobili imponenti trasferiti in un appartamento di città fanno lo stesso effetto di un grosso leone rinchiuso nella gabbia di un gattino.
  • scegliete con accuratezza il tecnico a cui vi rivolgerete. Non tutti amano il genere, e molti non hanno la preparazione adatta per affrontare certe tematiche storiche e tecnologiche. Cercate di capire se l'architetto è sulla vostra lunghezza d'onda in quanto a scelte stilistiche. Questo è molto importante perché si possa lavorare bene insieme e si possa arrivare al risultato che vi eravate immaginato.
  • infine, se è una casa tradizionale/d'epoca/classica che volete, beh... non scegliete me!

domenica 3 giugno 2012

Le cose da non dire mai ad un architetto _ 2

"A me serve solo un consiglio"


Il problema, in questo caso, sta più che altro nel sottinteso: "Ti sto chiedendo qualcosa per cui io non trovo soluzione, ma so che a te verrà relativamente facile, perciò non ho assolutamente intenzione di pagarti".


Quello che definite consiglio, per noi è lavoro! Quel termine, poi... è così riduttivo! ci intristisce, ci fa venire il mal di pancia e i capogiri. 

Temete seriamente l'architetto che accetta di darvi un consiglio, in realtà sotto lo sguardo professionale ed ammiccante nasconde un atteggiamento diabolico alla "It". E non sta pensando seriamente al caso che gli avete sottoposto, anzi se ne guarda bene... sta solo cercando di vendicarsi nel peggiore dei modi: darvi un consiglio che più sbagliato non si può!

Le cose da non dire mai ad un architetto _ 1

 "Ho sempre desiderato fare l'architetto".


Se non lo avete fatto, se adesso siete un medico, un imbianchino o un insegnante, beh... ci sarà un perchè!!!
Mentre noi dedicavamo le nostre notti a santa madre composizione, voi vivevate la vita notturna delle città universitarie che noi conoscevamo solo da un punto di vista storico-artistico-urbanistico.


Il vostro concetto di architettura è patinato come le immagini delle riviste, mentre a noi fa venire in mente notti insonni, dita tagliate durante la realizzazione di plastici, panico e colpi di cuore per gli errori irreversibili di autocad, clienti esigenti e spesso poco generosi.


Per voi l'architettura è come Marilyn, mentre per noi somiglia ormai molto di più al vicino di casa in pigiama e ciabatte... simpatico, per carità, ma a volte anche un po' insopportabile.

Non ricordateci che l'architettura può essere affascinante come un uomo d'altri tempi... potrebbe indurci alla tristezza... ed un architetto depresso non è mai un buon affare...

martedì 29 maggio 2012

Identikit

L'aspetto fisico è quello che, a primo impatto, distingue un architetto dalla massa.

C'è un outfit ben preciso, meticoloso, collaudato e d'effetto. Ce lo tramandiamo ormai da tempo immemore, ma guai a dire che ci uniformiamo! Ognuno di noi, è chiaro, lo interpreta in modo diverso e ne fa uno stile proprio!

Forse l'abito non fa il monaco, ma l'architetto sì!
Il vestiario di un architetto è vasto e vanta miriadi di sfumature... di nero. A volte spezzato con una tshirt o una camicia bianca. Raramente, e solo in momenti più "prosaici", l'architetto si concede tonalità di grigi che si adattano allo stile della giornata.
Il nero va bene per qualsiasi occasione e non si rischia quasi mai di stonare con il contesto. E' la scelta migliore,  sa di profondità e di eleganza.


I capelli sono un altro segno distintivo. Portati a spazzola o, se lunghi, scomposti e irriverenti come nel miglior stile bohémien, è assolutamente preferibile che i capelli siano bianchi. Si abbinano col nero, innanzitutto. Più che altro creano un perfetto accordo tra opposti. 
Se gli architetti sono ancora giovani, segretamente pregano che i loro capelli diventino bianchi il prima possibile, perlomeno prima che decidano di cadere, giusto per dare l'aria vissuta di chi ha fatto più progetti che starnuti nella sua vita.





Ma il simbolo veramente distintivo dell'architetto, quello che lo caratterizza all'istante, quello per cui è impossibile sbagliarsi, sono gli occhiali... 
Che siano ipovedenti o no, gli architetti amano usare occhiali dalle grosse e vistose montature. L'occhiale fa intellettuale, si sa. Se poi la montatura è "ad alta visibilità", aiuta a far sì che il volto rimanga impresso nella mente di chi lo sta ossevando. Nessuno riuscirebbe a pensare a Le Corbusier senza, per l'appunto, visualizzare l'immagine dei suoi occhialoni tondi e un po' fondi di bottiglia. 


L'occhialone, tondo e un po' nerd, è stato per decenni il simbolo dell'architetto vero, quello di cui fidarsi, quello che in quanto a stile la sa lunga. Generazioni di architetti hanno scelto lo stesso genere di montatura, quasi fosse stata creata apposta per la categoria. E immagino che altre generazioni continueranno a portarla col rispetto che si riserva ad una reliquia e insieme la leggerezza che si riserva a certe frivolezze primaverili... Sempre che la "volgare" moda non decida di sdoganare il nostro beniamino ancora un po' sulle riviste patinate e sulle mega pubblicità in periferia.

In quel caso sarà dura... Dovremo darci da fare per trovare un altro simbolo per il kit architetto istantaneo, 'chè le cose di massa, si sa, a noi non piacciono affatto!

sabato 26 maggio 2012

Agenzia matrimoniale

Le più grosse liti all'interno di una coppia, si sa, si fanno mentre si sistema casa.
Se la coppia ha già vissuto insieme, ogni occasione è buona per rinfacciarsi a vicenda gli atteggiamenti del partner che non piacciono. Se la coppia, invece, ha trascorso al massimo una vacanza insieme, si corre il rischio  che vengano fuori particolari raccapriccianti del partner che fanno ripensare alla decisione presa.
In tutto questo, l'architetto ha una posizione particolare. Disinteressato, spesso, alle dinamiche della coppia, si trova trasformato dai suoi clienti nella Marta Flavi della situazione, capello biondo ed accavallatura di gambe inclusi nel prezzo. A questo punto la situazione si fa difficile, spesso imbarazzante. E l'architetto non si è ancora dotato della chaise longue per farvi una seduta psicoterapica. Qualche volta i toni si fanno esagerati, escono fuori i bronci, qualcuno arriverebbe alle mani, qualcun altro, semplicemente, si "limiterebbe" a togliere lo scalpo al partner davanti ai testimoni, e non fa niente per dissimulare questa insana voglia.

Ecco allora qualche consiglio per affrontare con tranquillità l'incontro col vostro architetto:
  • Cercate di avere entrambi le idee chiare. Confrontatevi prima su quello che desiderate realizzare, ma non pretendete di prevaricare l'uno sull'altro. Le soluzioni che vi sembrano inconciliabili spesso non lo sono!
  • Esprimete con fermezza la vostra opinione ma lasciate che il vostro partner faccia lo stesso. Lasciatelo parlare. Non è poi vero che sta dicendo delle cose più sceme di quelle che avete appena detto voi.
  • Se qualcuno avrà la prerogativa di occuparsi di un ambiente, lasciate che decida come organizzarlo (ad esempio, se siete un uomo che non mette mano in cucina, evitate di pontificare sulla posizione dei pensili e del forno!)
  • Siate aperti a nuove soluzioni! La realtà, spesso, non è solo quella che vedete voi! Non abbiate paura di esprimervi, ma nemmeno di accettare nuove proposte. L'evoluzione di un progetto è spesso fatta di cambiamenti radicali, ma è sempre sinonimo di crescita. I progetti più riusciti sono quelli che vengono sviscerati a lungo.
  • Ovviamente a lungo non significa "per anni". Insieme al vostro tecnico, ponetevi degli obiettivi di tempo e di spesa... vi aiuteranno ad orientare le scelte e ad organizzare il lavoro in modo migliore.
  • Ed infine, evitate vivamente i particolari scabrosi  sul vostro nucleo familiare. A nessuno importa come il vostro lui lascia il bagno dopo che si è fatto la doccia, come lei sia disordinata in cucina o come vostro figlio sia indisciplinato nella sua camera. L'architetto potrebbe fare terribili incubi su di voi e ritrovarsi ad immaginare queste scene mentre lavora il vostro progetto... E le spese per le sedute psicologiche dell'architetto non sono incluse nella sua parcella!!!

martedì 22 maggio 2012

Questioni di stile: il moderno

Di solito è un trentenne. Ha l'aria da fighetto (o forse lo è), porta capi griffati e posteggia il suo SUV in modo baldanzoso a meno di un metro dall'ingresso dello studio. Compra le riviste di arredo in sconto e vuole che la sua casa abbia l'aspetto di quella del "Grande fratello". E' il cliente "moderno".
Proprio così, lo dice a chiare lettere, a scanso di equivoci, prima di qualsiasi altra cosa.
"Voglio una casa moderna".

Lungi da me, adesso, fare una lezione sul significato della parola moderno e tanto più in architettura, prendo spunto per chiarire un paio di cosette veloci veloci.

Punto primo: Lo stile che, comunemente, viene chiamato moderno (quello, per intenderci, che indica i manufatti più recenti, soprattutto in tema di arredamento), dovrebbe essere piuttosto definito contemporaneo.
Moderno ha un'accezione molto più profonda... indica qualcosa che precede in qualche modo i tempi nei quali si colloca. Ha un carattere di esclusività, che poco ha a che fare con i reality show.

Punto secondo: Il termine moderno, per un architetto, ha un'accezione molto importante. Ha a che vedere con un movimento (nato nel secondo decennio del XX secolo e definito, per l'appunto, moderno) che ha completamente rivoluzionato l'architettura, il gusto, il design e l'approccio strutturale. E' la rivoluzione estetica, la minigonna dell'architettura, il topless del design. Come un personal trainer, ha trasformato gli edifici da grassi, goffi e pesanti energumeni a leggeri gusci agili come cavallette.
Provate ad entrare in una facoltà di architettura... la prima cosa che vedrete è un altare dedicato al movimento moderno al quale, ogni santo giorno, ciascun allievo architetto porterà i suoi fiori più profumati, anche se dovessero costare una notte insonne e miriadi di caffè che non copriranno mai quelle terribili occhiaie.



Punto terzo (the last but not the least): L'architetto è il fighetto per eccellenza. Non ama che qualcun altro gli usurpi il trono. Vuol essere la primadonna dello show e la ciliegina sulla torta. Evitate di indossare quel favoloso foulard di Hermès quando andate a trovarlo. Potrebbe prenderla in modo molto serio e trasformare piuttosto la vostra casa nella capannina dell'Isola dei famosi...



lunedì 21 maggio 2012

Questioni di stile

Chiariamo intanto un concetto e togliamoci da subito il rospo dallo stomaco: gli architetti studiano. Contrariamente a quanto si pensa solitamente, la carriera universitaria (e post universitaria) di un architetto non è fatta solamente di disegni, schizzi e, qualche volta, veri e propri scarabocchi.
Anche noi studiamo! Conosciamo la storia dell’architettura, la sociologia, l’antropologia, il diritto, la scienza delle costruzioni… Fare un progetto è mettere insieme molte cose, è un grosso puzzle che richiede estrema pazienza e versatilità mentale.

E poi ci aggiorniamo, anche! Dobbiamo essere alla moda, propositivi, esclusivi e fantasiosi.
Vogliamo essere così! Personalmente, mi riempio quotidianamente gli occhi di architetture meravigliose che sogno di costruire, visualizzo nella mia mente modelli tridimensionali avanzati, strutture avveniristiche o abitazioni pure e minimaliste come un cubetto di ghiaccio in un bicchier d’acqua.

Poi arriva il cliente e pronuncia quella parola. Una parola sola, che mi fa venire la pelle d’oca. ed anche uno strano prurito alle braccia. A volte, se è pronunciata con un timbro di voce estremamente deciso, vengo colta da tic improvvisi e spasmi muscolari. So che sta cominciando l’ennesima tortura, perché il cliente mi ha appena informata del fatto che vuole che la sua casa diventi "rustica"!
Di per sé, non amo il genere. Più che altro non amo quello che questa parola evoca nella mente del cliente medio (su, non fate il broncio, avevo già parlato di luoghi comuni!)
Comunque, con un filo di voce chiedo:
“Allora lei vive in campagna?”
“No, ho appena comprato un appartamentino in città, ma adoro gli archi e le travi in legno”.
Ecco, come temevo.
Crollano le fantasie, dimentico i miei studi e le mie aspirazioni e il cubetto di ghiaccio si scioglie come se fosse stato messo al sole e per di più in una tazza di the fumante…

Inizia una rubrica, canzonatoria, sorridente e un po’ spaccona, sugli stili architettonici raccontati ai principianti. Terminologie, epoche storiche, fattibilità ed adattabilità al contesto per sensibilizzare al bello, ed aprire le prospettive delle nostre menti, ancora troppo rustiche.

NB: Ho messo le mani avanti… siamo una categoria di spacconi e spesso ce la tiriamo. non ve ne abbiate a male! :D

domenica 20 maggio 2012

Presentazioni

Ebbene sì, sono un'architetto (e l'apostrofo non è un refuso!).

Su, non fate finta di niente, so bene quello che si è materializzato nella vostra mente quando avete sentito questa parola: capelli scompigliati, sguardo umido e perso, tendenza a parlare a vanvera e megalomania.
Non farò niente per smentirvi... in fondo sono (quasi) così!
Immaginatemi come un luogo comune della vostra mente!
Sappiate comunque che questo blog nasce proprio per voi... per te che pensi che l'architettura sia qualcosa di fascinoso, ma incredibilmente lontano, ma anche per te, proprio per te, che a bassavoce dici che si tratta solo di aria fritta...
Riflessioni, rimedi, consigli e luoghi comuni dell'architettura e del design visti, una volta tanto, dall'occhio svampito dell'architetto e raccolti in pillole per principianti.
Può avere effetti collaterali, somministare con cautela.
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